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Come i batteri nei nostri stomaci potrebbero rivelare indizi sulla vita extraterrestre in ambienti estremi

16 Marzo, 2025

Lo studio di microorganismi come l’Helicobacter pylori ci apre la mente alla possibilità di trovare vita in condizioni estreme, anche al di fuori del nostro pianeta.

La vita è un fenomeno affascinante e unico, e sebbene conosciamo solo un pianeta capace di sostenerla, la Terra, l’esplorazione di altri mondi risveglia sempre la nostra curiosità. Che ne diresti se ti dicessi che i batteri che abitano nei nostri stomaci possono offrire indizi su come potrebbe esistere vita su Marte o su altri corpi celesti?

Da quando si è cominciato a sognare l’esistenza di vita su Marte, i progressi nell’esplorazione scientifica sono stati sorprendenti. I rover Perseverance e Curiosity hanno trovato composti organici che suggeriscono che il pianeta rosso potrebbe aver avuto condizioni abitabili nel suo passato. Tuttavia, oggi Marte è un deserto sterile, dove l’idea di trovare esseri verdi con grandi teste sembra più un mito che una realtà.

La ricerca di vita in luoghi insospettabili

Oltre a Marte, l’attenzione si è rivolta alle lune di Giove e Saturno. I satelliti Europa e Encélado, ad esempio, potrebbero ospitare grandi oceani sotto i loro strati di ghiaccio. Questi corpi celesti potrebbero essere la casa di molecole organiche, i mattoni della vita, simili ai microorganismi unicellulari che conosciamo sulla Terra.

Nel frattempo, nella nostra stessa casa, le condizioni estreme che prima sembravano inospitali hanno dimostrato di essere il rifugio di organismi estremofili. Scoperte come quelle di Thomas D. Brock, che ha identificato batteri in sorgenti termali, hanno sfidato la nozione che la vita possa esistere solo in condizioni miti e amichevoli.

I ‘marziani’ che portiamo dentro

Negli anni ’80, i medici Barry Marshall e Robin Warren hanno rivoluzionato la medicina scoprendo che il batterio Helicobacter pylori era responsabile delle ulcere gastriche. Fino a quel momento, si pensava che queste malattie fossero causate solo da fattori come lo stress. Tuttavia, Warren ha identificato che questo batterio poteva sopravvivere nell’ambiente estremamente acido del nostro stomaco, aprendo nuove porte nello studio dei microorganismi.

La H. pylori ha adattamenti sorprendenti, come flagelli che le permettono di muoversi nei fluidi gastrici e un meccanismo che le consente di creare un microclima più adatto alla sua sopravvivenza. Questa scoperta ci insegna che la vita può prosperare anche nelle condizioni più avverse, portandoci a chiederci: potrebbe succedere lo stesso su altri pianeti?

Lo studio di questi batteri estremofili ci offre speranza. Se possono sopravvivere nel nostro stomaco, chi sa che tipo di vita potrebbe esistere negli angoli più inospitali dell’universo? I “marziani” che immaginiamo potrebbero essere più simili a ciò che portiamo dentro di noi di quanto pensiamo.

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