Il Loto Blu, conosciuto scientificamente come Nymphaea caerulea, ha catturato l’immaginazione di molti da quando gli archeologi hanno scoperto la sua presenza nella tomba del faraone Tutankhamon, che regnò tra il 1332 e il 1323 a.C. Questa pianta acquatica, che fiorisce nei fiumi e nei laghi dell’est dell’Africa, era un simbolo di vita e rinascita nell’antica civiltà egizia. Ma sapevi che i fiori offerti oggi online sono molto diversi da quelli adorati dagli antichi egizi?
Durante un festival annuale in onore della dea Hathor, si credeva che il Loto Blu avesse proprietà psicoattive. Liam McEvoy, uno studente di antropologia, ha indagato su come venisse utilizzata questa pianta nei riti di ebbrezza, dove i partecipanti vedevano suppostamente la dea in visioni mentre consumavano vino mescolato con Loto. Questo uso rituale ha portato molti a cercare i fiori in siti come Etsy, dove si promettono effetti rilassanti ed euforici.
La ricerca del Loto autentico
Tuttavia, McEvoy si è chiesto se i fiori disponibili nel mercato attuale fossero gli stessi venerati nell’antico Egitto. Indagando, ha scoperto che il vero Nymphaea caerulea è ora piuttosto raro ed è in pericolo di estinzione, in parte a causa della costruzione della Diga di Assuan, che ha alterato il suo habitat naturale. Nella sua ricerca, si è rivolto a forum di Reddit e ha trovato un coltivatore che gli ha fornito un esemplare autentico, convalidato da botanici della sua università.
Dopo aver raccolto i petali della pianta autentica, McEvoy ha anche acquisito un campione disidratato di Loto Blu su Etsy. Le analisi hanno rivelato che la pianta genuina contiene un’alta concentrazione di nuciferina, un alcaloide che potrebbe essere responsabile dei suoi effetti psicoattivi. In confronto, il campione acquistato mostrava livelli molto più bassi di questa sostanza, suggerendo che, sebbene attraenti, questi fiori sono semplicemente gigli acquatici comuni.
Il ricercatore ha avanzato un’interessante ipotesi su come gli antichi egizi estraessero l’alcaloide dai petali per mescolarlo con il vino. La cera che ricopre i petali potrebbe aver reso difficile l’estrazione, il che suggerisce che utilizzassero qualche tipo di olio o lipide per facilitare il processo. McEvoy prevede di analizzare un calice egizio di 3.000 anni per cercare possibili tracce di oli che supportino la sua teoria.